"LA
VIDA QUE VENDRÀ"
Ecco di nuovo i 99 Posse, dopo - parole loro - "una meritata vacanza" di poco più di un anno. La vida que vendrà è un disco interessante sotto vari punti di vista: musicalmente rappresenta un'evoluzione del primo approccio elettronico che il gruppo partenopeo aveva avuto nel discusso Corto circuito. Nel nuovo lavoro, le parole trovano lo spessore giusto, integrandosi con la musica e questa assume un ruolo rilevante, quasi a voler dimostrare che non è solo il testo "quello che" conta. Passando poi al significato dell'album, pezzi come la bellissima Povera vita mia - manifesto di protesta contro la malasanità e gl'incidenti sul lavoro - o All'antimafia - che, con un eufemismo, potremmo definire "un invito rivolto alle forze dell'ordine a fare il loro lavoro" - ci fanno rendere conto che qualcosa è cambiato. Lo spirito rivoluzionario, che appare ritrovato dal gruppo, domina l'intero lavoro e sfocia nelle forme più diverse: da L'anguilla - primo singolo, con relativo video che vuol aprire gli occhi a chi non si accorge di come questa società si basi sul danaro - a Yankee go home, dove troviamo un discorso (campionato) di Cossiga sulle installazioni militari americane in Italia; dalla rabbia deflagrante di Esplosione imminente all'ironica Comuntwist. Un'ultima meritata citazione per la rivisitazione in rap della Marcha de la unidad popular degli Inti Illimani (che, per l'occasione, s'intitola come il noto ritornello El pueblo unido), gruppo cileno che ha dato voce alla protesta di molti paesi del mondo.
Un album che riporta un po' di credibilità attorno ad un gruppo fin troppo corteggiato dai suoi stessi nemici: gl'ingranaggi di un sistema che non offre alternative.